Programmare è come scrivere

C’è una tendenza palese ad una sempre maggiore specializzazione nel lavoro, ma c’è anche un flusso opposto. Alcune competenze specialistiche diventano con il tempo requisiti minimi per tutti.

C’è stato un tempo in cui scrivere definiva una professione. Essere semplicemente capaci di scrivere era un’abilità rara e preziosa, che rendeva membri di una comunità di privilegiati. Poi la capacità di base di scrivere è diventato un requisito indispensabile per tutti, mentre solo i virtuosi della scrittura ne fanno un professione specifica.

Per un periodo saper dattilografare ha definito una professione, non particolarmente privilegiata, ma comunque specializzata. Ormai non più. Saper scrivere con una tastiera – anche solo con due dita – è diventato necessario per tutti.

Per la capacità di scrivere codice – di programmare – la transizione non è ancora completa. Oltre a chi ne fa la professione primaria, un numero sempre più ampio di persone scrive codice durante il proprio lavoro, non usa semplicemente il calcolatore. Pochi ne sono consapevoli, e sento spesso dire: sono un progettista, non un informatico; sono un economista, non un programmatore; sono un avvocato, non è cosa mia.

Scrivere codice sta ormai diventando un requisito di alfabetizzazione di base. Impara, anche solo con due dita.

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