Il valore (corretto) di Facebook

Nell’Amaca di Repubblica del 3 febbraio Michele Serra ci spiega il significato profondo di Facebook e quanto Facebook guadagni con le vite di tutti. Citando il commento in prima pagina di Zucconi del giorno precedente, fa il conto: 80 miliardi di valore probabile in borsa, 800 milioni di persone, fa solo dieci centesimi a persona. Le foto, i motti, i post di ogni persona, solo dieci centesimi.

Però risultato della divisione è 100 dollari, non dieci centesimi. Tre zeri di differenza. il centomila per cento in più. Il valore delle cose conta. Più del significato, per differenze così grandi. Tutti capiscono che se il debito pubblico italiano fosse 30 euro a persona, invece di trentamila, sarebbe un problema di valore e significato diverso.

Il valore è di Facebook è alto per l’IPO. 100 dollari a utente sono tanti. Tanti per il modello di pubblicità su misura, anche con il margine enorme che hanno. Nel medio termine, poiché la popolazione del pianeta è finita, dovranno estrarre qualche dollaro di utile a utente per tenere quella quotazione. Non vedo tante possibilità che la quotazione possa salire di multipli, come hanno fatto Amazon e Google in passato. Se va proprio bene un fattore 2. Ma se va male può benissimo andare a 10 dollari a utente. Il rischio in basso supera quello in alto.

Certo, a 10 centesimi a utente sarebbe stato un affare.

p.s. Il post è stato modificato il 7 febbraio, aggiungendo il link all’amaca di Michele Serra, l’immagine (presa da qui), e rimuovendo l’incipit spocchioso.

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