Video lezioni: provare e misurare tutto.

Da qualche anno sono molto curioso di provare qualche tecnica di insegnamento a distanza. Sono convinto che molto dovrà cambiare, nel modo di insegnare nelle Università, nella formazione continua, e che sia meglio prepararsi.

Ho fatto qualche tentativo negli anni 2004-2005 ispirato dal mio collega e amico Stefano Giordano con un tablet Toshiba M200. Ho desistito per la mia incapacità iniziale. Poi ho cominciato l’anno scorso a fare i video di tutte le mie lezioni e caricarli su Vimeo (si raggiungono da qui e da qui). Usavo un PC tablet HP, con il Windows Journal per disegnare, e Camtasia per registrare i video. Nel video si vede solo quello che disegno, non me stesso. Però il tablet si scaldava troppo sotto la mano, e i video di Camtasia dovevano essere convertiti e compressi uno a uno prima di essere fruibili.

Quest’anno ho trovato un setup molto più snello. Prima di tutto uso Open Sankorè, un programma di pubblico dominio fatto realizzare dal governo francese, che automaticamente è in grado di generare un podcast video veramente molto compresso, pronto per l’upload. E poi uso una tablet Wacom Bamboo pen. Non si scalda, mi permette di usare il mio portatile di tutti i giorni, costa poco ed è molto più precisa di un PC tablet. Pensavo che la coordinazione occhio-mano fosse un problema, ma funziona perfettamente dopo solo alcuni minuti. L’unico difetto è che Open Sankorè non è ancora perfettamente compatibile con Mac OS Lion, e quindi devo farlo funzionare su una macchina virtuale Windows 7 sul mio Mac Air. Un peccato.

Diciamo che per il momento è un gioco. Anche se sono ormai più di 200 ore di video accumulate su Vimeo. Sto vedendo se funziona, come mi trovo, come si trovano gli studenti, quant’è l’overhead rispetto alla lezione semplice.

Il difetto principale è che i video sono noiosissimi, perché sono in presa diretta durante la lezione, andando piano per dare tempo agli studenti di prendere appunti. Poi c’è tutto il bello della diretta, miei errori compresi, senza nessun editing. Altrimenti non è praticabile. Bisognerà aggiustare il tiro ancora un po’, ho qualche idea, ma ormai per il prossimo anno. Però gli accessi sono più alti di quelli che mi aspettavo.

Ci sono esperimenti bellissimi al mondo. Con ampie risorse, video professionali, e su scala molto più grande. Ci sono corsi universitari e aperti a tutti, tenuti da Prof. superstar. Supriyo Datta a Purdue  tiene un corso interattivo on line di “Fundamentals of Nanoelectronics” su nanoHubU (il video di questo post). Mi sono iscritto anch’io per sbirciare e capire (e imparare!). C’è il corso di Machine Learning di Stanford, che ormai ha dato vita a Coursera.org. E c’è Udacity.com, una startup che al momento offre corsi gratuiti di computer science, tutti su video. Poi ci sono i corsi interattivi on line di codecademy.com. Non ci sono più alibi, specialmente per non imparare a programmare. Per finire, c’è la fantastica Kahn Academy, che ha ormai superato i 3000 video!

I video non sono tutto. Codecademy per esempio non usa video. Ma usare bene strumenti nuovi può aumentare fortemente la leva e l’impatto di chi insegna. Forse serviranno meno professori. Forse potrà aumentare molto la richiesta di educazione e formazione. Nessuno ha le risposte, ora. L’unico atteggiamento che mi sembra sensato è provare un po’, fare piccoli esperimenti controllati e misurare che succede. Scuotere un po’ il pacco per capire che c’è dentro.

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