Cervelli in fuga dal sistema della ricerca italiana?

Cogliendo ogni occasione, giornali e altri media ci ricordano – neanche tanto sottilmente – che “i migliori scienziati del paese sono dovuti andare via dall’Italia”.

Ebbene, non è vero .

Poiché sono parte in causa e non voglio usare troppo spazio, mi limito a un argomento oggettivo, che chiunque può verificare.

C’è un censimento interessante compilato da VIA Academy, un’associazione di scienziati italiani all’estero: è la lista dei top italian scientists (TIS) . È una lista che non ha alcun valore ufficiale, ma si può compilare in modo quasi automatico, con dati verificabili.

La lista TIS è definita – arbitrariamente e in piena autonomia – come la lista degli scienziati di nazionalità italiana con fattore di Hirsch (h-index) maggiore di 30.

L’h-index è una misura imprecisa dell’impatto di uno scienziato – cosa veramente difficile da definire e da misurare – ma ormai è piuttosto diffusa a livello internazionale (lo trovate di chiunque su scholar.google.com). Per capirci, se un ricercatore ha un h-index uguale a 31, vuol dire che è stato autore o coautore di almeno 31 articoli ciascuno dei quali ha ricevuto almeno 31 citazioni.

Ovviamente, la lista è contestabile. Alcuni credono che l’impatto di uno scienziato non si possa quantificare. Altri che l’h-index non sia l’indice giusto (per esempio, non considera il numero di coautori di ciascun articolo). Altri ancora, che la lista usi male l’indice (per esempio usando l’h-index per definire l’impatto indipendentemente dalla disciplina e dall’età dello scienziato).

Hanno tutti ragione, ma probabilmente non abbiamo niente di meglio per ordinare liste di decine di migliaia di scienziati. E poi la lista c’è già, grazie a VIA-Academy. Quindi usiamola come riferimento, senza prenderci troppo sul serio.

Consideriamo la lista aggiornata al 10 settembre 2015: nella lista ci sono in tutto 3480 scienziati, di cui 2837 lavorano in Italia, e 75 hanno una doppia affiliazione presso un’istituzione italiana e una straniera. Anche non contando questi ultimi, più dell’80% dei top italian scientist lavorano in Italia (81.52%).

Ma allora perché si è imposta una vulgata non supportata dai fatti?

A vedere solo buonafede: per una scarsa attenzione ai numeri e un’attenzione eccessiva agli episodi e alle storie, alla “narrazione”. Oppure perché ci si concentra sui primi dieci della lista (5 dei primi 10 lavorano all’estero). Ma poiché ci sono decine di migliaia di scienziati in italia, non si coglie una tendenza basandosi su quello che fanno alcune star.

Sulla narrazione, cito sfacciatamente una cosa scritta qualche mese fa

Attenzione, non voglio dire che non ci siano problemi. Ce n’è uno in particolare enorme e molto preoccupante: L’emigrazione netta di laureati, in tutte le discipline.

Si tratta di un problema completamente diverso, legato alla struttura industriale, sociale ed economica del nostro paese. Tanto per cambiare, anche in quel caso i giornali e i politici non vogliono cogliere il punto.

Cerco di raccogliere qualche dato per un post a parte.

 

[1] “scienziato” si scrive con la minuscola, è un mestiere fatto da centinaia di migliaia di persone nel mondo.

Nella foto di Mario De Biasi: Enrico Fermi e Bruno Pontecorvo. Link

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