Tre domande e le mie tre risposte a Valeria Strambi su La Repubblica Firenze (oggi con due pagine sulle elezioni alle Università di Pisa e Siena, e tre domande in parallelo a tutti i candidati). Il problema è stato il numero piccolissimo di battute consentite per la risposta!
- Al centro della campagna elettorale c’è l’idea di ripensare il ruolo dei Dipartimenti, cui andrebbe riconosciuta più autonomia. E’ d’accordo con questa linea e a cosa può portare?
Dobbiamo potenziare il ruolo dei dipartimenti e la loro struttura tecnico-amministrativa. Nel mio modello, gli organi di governo stabiliscono gli obiettivi strategici di Ateneo e attribuiscono le risorse ai dipartimenti definendo le linee guida e concordando gli obiettivi. Ogni dipartimento definisce un piano di sviluppo pluriennale e decide con autonomia e responsabilità l’impiego delle risorse ricevute. Infine, il governo dell’Ateneo verifica i risultati e dà fiducia ai dipartimenti virtuosi.
- Pisa punta da sempre sulla ricerca: sarà questo il suo biglietto da visita per il futuro? Quali i settori in cui credere di più anche per garantire lavoro ai giovani?
L’Università di Pisa ha una grande tradizione e un presente fiacco. Il declino è il risultato dell’assenza di visione strategica per la didattica e per la ricerca: non basta la gestione ordinaria. Pisa è dunque scesa nelle classifiche internazionali anche rispetto ad altri atenei italiani di prestigio. Ora cambiamo, davvero. Propongo una visione ambiziosa e articolata che punti con forza su ricerca, qualità della formazione e rapporto con la società, che guidi Pisa tra i primi 100 atenei del mondo e sia la migliore garanzia per i nostri studenti.
- L’Università di Pisa è stata una delle più disobbedienti d’Italia. Il 23% dei professori non ha inserito le pubblicazioni per farsi valutare. E’ stata una protesta giusta o un azzardo che potrebbe comportare la perdita di diversi milioni di euro?
La protesta è stata efficace nel porre il grave rischio di implosione dell’università italiana e le giuste istanze dei docenti all’attenzione del pubblico e del governo. L’ANVUR e il Ministero sono stati messi in difficoltà e hanno riaperto i termini per l’inserimento d’ufficio delle pubblicazioni: non vi sarà quindi alcuna perdita per l’Ateneo. È stata una protesta calma e decisa, che ha fatto emergere ufficialmente il dissenso. [pdf estratto da rassegna stampa]