Romano Prodi: Le sfide globali, l’Europa e l’Italia

Una conversazione con Romano Prodi sulle Sfide globali, l’Europa e l’Italia. Romano Prodi è stato due volte Presidente del Consiglio dei ministri, è stato Presidente della Commissione Europea, ha ricoperto diversi incarichi speciali per conto delle Nazioni Unite in situazioni di crisi.

Per i ruoli che ha ricoperto, i suoi interessi intellettuali e gli interventi pubblici sui temi globali, è la persona ideale con cui conversare per capire come il mondo sta cambiando e quali saranno le grandi sfide per l’Europa e l’Italia.

Anche questo incontro è promosso dal progetto di ricerca Evo4.0 che coordino sull’evoluzione delle tecnologie industria 4.0 e il loro impatto sociale ed economico. Il progetto Evo4.0 è cofinanziato da Regione Toscana, nell’ambito del laboratorio Crosslab IT& Società del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Università di Pisa.

Alcuni dei prossimi incontri del ciclo i21:

26 febbraio ore 18:00 – Giada Messetti – Nella Testa del Dragone

5 marzo ore 18:00 – Paola Bonomo – Startup, innovazione e ricerca

19 marzo ore 16:00 – Irene Tinagli – Innovazione, ripresa e resilienza

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Sandro Trento – Innovazione e lavoro: opportunità e rischi

Una conversazione con Sandro Trento (Prof. Università di Trento e Direttore Generale della Fondazione Ergo) sull’impatto dell’innovazione tecnologica sulle imprese e sul lavoro, analizzando le nuove opportunità e i rischi per l’occupazione e la crescita economica in Italia.

Sandro Trento ha studiato negli anni questi problemi nell’ambito della sua attività di ricerca accademica e attraverso le attività dedicate all’organizzazione del lavoro della Fondazione Ergo.

Questo incontro è promosso dal progetto di ricerca Evo4.0 sull’evoluzione delle tecnologie industria 4.0 e il loro impatto sociale ed economico. Il progetto Evo4.0 è cofinanziato da Regione Toscana ed è coordinato da Giuseppe Iannaccone, nell’ambito del laboratorio Crosslab IT& Società del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Università di Pisa.

i21 è una serie di conversazioni con Giuseppe Iannaccone su come prepararsi al mondo che cambia e sull’impatto che scienza e tecnologia hanno sull’economia, società, lavoro, istruzione, cultura.

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Federico Ronchetti: “Il Piano Amaldi e Quantum Italia”

Una conversazione sul rilancio della ricerca e l’innovazione tecnologica in Italia con Federico Ronchetti (CERN, Head of Operations nell’esperimento Alice, e ricercatore INFN).

Ronchetti sta promuovendo con energia nel discorso pubblico il Piano Amaldi (#pianoamaldi), per il raddoppio dell’investimento in ricerca in Italia. Ha inoltre proposto insieme a Marco Bentivogli l’operazione Quantum Italia per un investimento che consenta un salto di qualità dell’infrastruttura nazionale di ricerca e innovazione tecnologica, ai fini di far ripartire la crescita economica del paese.

Questo incontro è promosso dal progetto di ricerca Evo4.0 sull’evoluzione delle tecnologie industria 4.0 e il loro impatto socio-economico. Evo4.0 è un progetto che coordino cofinanziato da Regione Toscana nell’ambito del laboratorio Crosslab IT& Società mio dipartimento (il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione).

i21 è una serie di conversazioni con Giuseppe Iannaccone su come prepararsi al mondo che cambia e sull’impatto che scienza e tecnologia hanno sull’economia, società, lavoro, istruzione, cultura.

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Categorie di entrate e modelli di innovazione

Ormai da qualche anno si parla in Italia (e anche nel PNRR!) di rilancio dell’innovazione tecnologica, di industria 4.0 e di creare una sorta di Fraunhofer in Italia.

La Fondazione Fraunhofer tedesca è una rete di 72 istituti di ricerca applicata e innovazione tecnologica, con un consolidato di 2.8 miliardi di EUR e 28000 dipendenti.

Per capire come funziona una struttura di sostegno all’innovazione tecnologica di questo tipo è utile analizzare il tipo di entrate che ha, e come si confrontano le realtà italiane no-profit, singolarmente molto più piccole e spesso con missione diversa dai Fraunhofer.

Nel grafico ci sono tre voci principali dei bilancio 2019 delle varie organizzazioni: le entrate da prestazioni di servizi (di ricerca e innovazione tecnologica), il contributo fisso (pubblico o da fondazioni), le entrate da bandi competitivi.

Guardate e giudicate voi, i miei commenti sono noiosi. Noi parliamo di questo e altro (#PianoAmaldi e #QuantumItalia) con Federico Ronchetti alle 17

p.s.quando guardate la figura, considerate che i politecnici di Milano e Torino hanno come compito principale la formazione universitaria, che gli altri non fanno (gran parte delle altre entrate vengono dagli studenti). Inoltre Polimi, Polito, CNR, e IIT fanno anche o soprattutto ricerca di base, che gli altri non fanno.

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Formazione continua

La formazione continua, durante il lavoro, è una cosa seria.

Consente a chi lavora di mantenersi rilevante dal punto di vista intellettuale e professionale, e all’impresa di rimanere competitiva.

È necessaria in un contesto in cui le tecnologie, gli strumenti, i contesti, cambiano velocemente.

Sembra ovvio, no?

Non sembra: ancora una figura da dati OCSE: Skills Outlook 2019 (qui: http://www.oecd.org/skills/)

L'immagine può contenere: il seguente testo "Adult participatic in training, by skill level Annual incidenceo job-related training, average- and ow-skilled adults Denmark All adults Low Low-skilled adults New Zealand Norway Sweden United States Canada United Kingdom Australia Germany Ireland OECD Korea Spain Japan France Poland Italy Greece Turkey 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 Source: bshbdo.prooradutlarning"

Il grafico è facile da leggere.

L’Italia è troppo in basso.

Perché?

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In Italia bassa percentuale di laureati, ma di che tipo?

È vero che l’Italia ha un numero di laureati basso rispetto ai paesi con i quali di solito ci confrontiamo. Questo deficit è uno degli elementi usato per spiegare la ridotta capacità di crescita economica del paese.

Quello che spesso non si considera è che la differenza con gli altri paesi è sopratutto concentrata nei primi livelli di formazione universitaria.

Ho costruito un piccolo grafico con i dati dell’ultimo rapporto OCSE (Education at a Glance 2020). Come si vede, l’Italia non è indietro rispetto a paesi di simili dimensione in termini di percentuale di laureati magistrali (14%). Sui dottori di ricerca (1%) le differenze si vedono poco per questioni di arrotondamento.

L'immagine può contenere: il seguente testo "Svizzera 3 Formazione universitaria della popolazione tra 25 e 64 anni (dati 2019 OECD Education at a glance 2020) Svezia 19 2 14 Paesi Bassi 1 22 14 18 Spagna 1 16 10 1 24 Regno Unito Germania 12 11 1 2 12 12 24 1 Francia Italia 12 16 1 10 11 14 5 0 15 5 10 25 30 Dottorato di Ricerca 15 20 QUOTA PERCENTUALE DELLA POPOLAZIONE 35 40 Laurea Magistrale 45 50 Laurea Triennale Titolo biennale universitario"

Invece l’Italia è molto indietro in termini di laureati triennali e di adulti con una formazione universitaria biennale (quest’ultimo tipo di corsi di studio universitari non sono normati in Italia).

Non è mostrata nel grafico l’istruzione secondaria post diploma, anche quella praticamente inesistente in Italia (1%), e invece molto rilevante in Germania (13%), per esempio.

Di queste e di altre cose abbiamo parlato con Alfonso Fuggetta nell’incontro che si può vedere qui: https://youtu.be/vIBYr0ifJhI

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Alfonso Fuggetta – Il Paese Innovatore

Una conversazione su innovazione, lavoro, formazione e ricerca con Alfonso Fuggetta, autore de “Il Paese Innovatore” (Egea), Prof. del Politecnico di Milano, Amministratore Delegato di Cefriel, un’impresa con origini universitarie che è oggi un campione nazionale dell’innovazione tecnologica.

La registrazione dell’incontro qui su YouTube:

L’incontro stato è promosso dal progetto Evo4.0, sull’evoluzione delle tecnologie industria 4.0 e il loro impatto socio-economico. Evo4.0 è un progetto che coordino, cofinanziato da Regione Toscana, nell’ambito del laboratorio Crosslab IT& Society del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Università di Pisa.

i21 è una serie di conversazioni su come prepararsi al mondo che cambia e sull’impatto che scienza e tecnologia hanno sull’economia, società, lavoro, istruzione, cultura.

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Conta solo la pendenza

Vorrei fare un ragionamento considerando i dati sul contagio Covid19 nei principali 5 paesi europei (Germania, Francia, UK, Italia, Spagna) e negli Stati Uniti (dati estratti dal bel sito di Emanuele Paolini )

Ovviamente evito ogni considerazione medica, ma considero solo il processo dinamico, che ormai è piuttosto semplice e obbedisce a una variante del classico modello SIR.

I cinque maggiori paesi europei sono di taglia confrontabile e hanno in aggregato un numero di abitanti uguale a quello degli Stati Uniti (poco meno di 330 milioni).

Ho fatto due figure, che trovate qui sotto: l’andamento nel tempo del numero di nuovi casi confermati ogni giorno e l’andamento dei decessi giornalieri per covid19.

I numeri sull’asse verticale sono mostrati in una scala che si chiama “logaritmica” e che consente di vedere bene le tendenze.

In queste figure una curva esponenziale crescente nel tempo appare come una retta che sale all’aumentare del tempo, mentre una curva esponenziale decrescente nel tempo appare come una retta che scende all’aumentare del tempo. Nel caso del covid19 siamo contenti quando vediamo un tratto rettilineo che scende e siamo molto preoccupati quando vediamo una tratto rettilineo che sale nel tempo.

Guardiamo prima i nuovi casi confermati ogni giorno:

Nuovi casi confermati giornalieri di Covid19
  1. Il numero dei casi giornalieri è ormai più alto nell’Europa a 5 che negli USA, e ha una pendenza più ripida. Le considerazioni sul disastro della gestione dell’epidemia negli Stati uniti e sulla bravura europea sono purtroppo da abbandonare.
  2. I paesi europei sono più o meno tutti nella stessa condizione. In processi di questo tipo non conta il valore assoluto dei numeri ma conta la pendenza della curva, cioè l’aumento percentuale dei casi nel tempo. Se la curva ha una pendenza verso l’alto elevata, come adesso, basta aspettare qualche settimana e si arriva facilmente a numeri molto alti. Visto che le pendenze delle curve sono simili, tutti i paesi si trovano in condizioni analoghe.
  3. In primavera l’Italia è stata la prima nazione a subire il contagio, ma tutte le altre hanno seguito lo stesso destino con un ritardo di 1-2 settimane. Ora invece l’Italia e la Germania sono in ritardo di 1-2 settimane rispetto agli altri paesi. L’Italia quindi, in positivo, è riuscita a guadagnare 2-3 settimane rispetto agli altri paesi. Guadagnare tempo è importante, ma è difficile guadagnarne molto.
  4. Quello che sta accadendo ora non è una sorpresa: se guardate la curva aggregata dei cinque paesi europei, potete notare che sale da luglio senza variazioni significative. Può salire quanto vuole. Non c’era motivo di essere ottimisti a luglio.

Ora si potrebbe dire che non contano i contagi, perché gli asintomatici sono la grande maggioranza. Ovviamente c’è da essere contenti per la diminuzione della letalità della malattia, ma questo consente solo di guadagnare un po’ di tempo, che è importante ma non risolve il problema.

Si capisce perché guardando l’altra figura, l’andamento dei decessi giornalieri dovuti al covid19.

I decessi e i casi confermati hanno lo stesso andamento, tenendo conto del ritardo che c’è tra contagio e decesso, e del fatto che la letalità è diminuita.

Decessi giornalieri di Covid19

Le considerazioni che possiamo fare sono simili a quelle del caso precedente:

  1. Tra poco il numero dei morti giornalieri nell’Europa a 5 supererà quello degli Stati Uniti. Abbiamo poco da vantarci.
  2. I morti crescono in europa da fine luglio con la stessa cadenza di adesso, quindi quello che sta succedendo ora era previsto da fine luglio.
  3. L’andamento dei decessi può andare molto in alto se non si cambia la pendenza della curva: se provate a estrapolare una linea immaginaria vedete che in poche settimane potere arrivare a numeri veramente alti.
  4. La situazione in tutti i paesi europei è simile: c’è chi è più avanti e chi è più indietro.

E allora che si fa?

Tutto sommato le possibilità sono state individuate nel rapporto del gruppo speciale presso l’Imperial College nello scorso marzo. Ci sono due alternative

Opzione 1: Si trova un modo di consentire lo svolgimento di alcune delle attività più importanti garantendo che la pendenza sia negativa (anche solo leggermente). In pratica una situazione più aperta del lockdown (avevamo una pendenza fortemente negativa) ma più chiusa di ora (la pendenza ora è alta e positiva). Questa opzione è adatta sopratutto quando si hanno livelli di contagio basso, perché bisogna aggiustare il tiro e si deve poterlo fare senza grandi grandi danni. Sarebbe stata perfetta a agosto o a settembre. In generale difficile da imporre tenendo conto della psicologia delle persone ma sicuramente la migliore.

Opzione 2: Si alternano dei periodi di alcune settimane di lockdown per fare scendere le curve a periodi di alcune settimane di apertura, possibilmente non completa, in base a livelli di soglia. Una volta scelta questa ipotesi, è ovviamente meglio farla quando i livelli di contagio sono bassi, piuttosto che quando sono alti, perché gli effetti sull’economia sono simili ma gli effetti sulla salute collettiva sono molto migliori se il contagio si tiene su bassi livelli.

E se si sa perché non si fa, magari prima di arrivare a questo punto?

Temo che sia perché i discorsi da soli non convincono ma ci vuole la paura, come sapeva il capitan Uncino della canzone di Bennato.

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L’impatto di COVID19 sulla mortalità

Ormai abbiamo capito che i dati sui contagi, sui ricoveri in terapia intensiva e sui morti per coronavirus in diverse nazioni non sono comparabili, per la differenza delle politiche sanitarie e dei criteri di calcolo.

Allora può essere utile guardare la variazione della mortalità complessiva in ogni paese europeo fino alla settimana scorsa. I grafici nel seguito mostrano la deviazione dalla media della mortalità settimanale normalizzata sulla deviazione standard, che viene monitorata in ogni paese europeo e fornita da euromomo https://www.euromomo.eu/outputs/zscore_country_total.html)

L’effetto è stato più pronunciato rispetto alle influenze degli inverni 2016-2017 e 2017-2018, ma fortunatamente il lockdown ha funzionato ovunque e l’impatto sulla mortalità nazionale è stato limitato.

Anche i dati di mortalità complessiva confermano che l’effetto è stato più forte in Belgio, Francia, Italia, Olanda, Spagna, Inghilterra, come ci dicono i media. Impatto medio in Svezia e Svizzera. Trascurabile in tutti gli altri stati europei.

Non solo Germania e Austria hanno gestito bene (dubbi sul conteggio diverso dei morti non sono rilevanti), ma anche Grecia e Portogallo, con sistemi sanitari confrontabili al nostro meridione, hanno ottenuto ottimi risultati con un lockdown anticipato ma soft.

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