Lucio Dalla e Gabriele

1983 non è il miglior disco di Dalla*, ma era anche l’anno in cui cominciavo ad ascoltare un po’ di musica vera. Gabriele era già un fan, lui era sempre un po’ avanti. Mi diede una cassetta*. Io rimasi folgorato, anche se ripensandoci non era un gran che.

Però avevo l’età giusta. Ho cercato tutti i dischi e ho imparato a memoria tutte le canzoni. L’ho seguito religiosamente fino a Cambio, nel 1990. Poi sono cambiato anch’io e ho smesso. Ho smesso proprio di ascoltare musica. Non era più una parte importante della mia vita.

Prima, la musica era importante per me. Suonavo e cantavo Dalla per conto mio, ma era difficile. L’unica volta in cui ho suonato pop in teatro volli fare Anna e Marco. Era il 1985, al Teatro 4 Mori, a Livorno. Eravamo un quartetto di adolescenti (scarsi, a dire il vero). Io ero al piano e voce. Anna e Marco non era neanche la canzone che mi piaceva di più. Però era abbordabile.

Quando mancano certe persone, pensi a quella parte di te che era legata a loro, anche se neanche lo immaginavano.

Solipsismo puro.

Ora, la morte di Dalla mi ricorda la scomparsa di Gabriele, più di 21 anni fa. Fa di nuovo male.


*Sì, allora la musica si distribuiva in dischi in vinile (preferibilmente LP) e musicassette. E i libri erano di carta. Che sfigati.
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